Cosa comporta l’introduzione del Codice Identificativo Nazionale (CIN) per gli affitti brevi in Italia?
Il CIN è stato creato per integrare il Codice CIR (Codice Identificativo Regionale) e altri codici già esistenti in diverse regioni italiane. Viene rilasciato dal Ministero del Turismo attraverso una procedura automatizzata, su richiesta del proprietario, che deve fornire i dati catastali e attestare i requisiti di sicurezza dell’immobile. Anche i gestori possono richiedere il CIN con delega del proprietario.
La richiesta deve essere effettuata tramite il sito ufficiale del Ministero del Turismo, presso la Banca Dati Strutture Ricettive. Il Codice entra in vigore il 3 settembre 2024.
Il CIN è obbligatorio per tutte le strutture destinate all’uso turistico, includendo sia alberghiere che extra-alberghiere, gestite sia in forma imprenditoriale che non. Questo comprende anche le case vacanze (CAV) e gli appartamenti turistici. Sarà necessario esporre il codice all’esterno della struttura e in ogni annuncio online, sia su piattaforme di prenotazione come Airbnb e Booking.com che su altri siti web.
La fase sperimentale del CIN è partita il 3 giugno 2024 nelle regioni Puglia, Veneto, Abruzzo, Lombardia, Marche e Calabria, concludendosi il 3 settembre 2024 su tutto il territorio italiano.
Nel 2024, con il Decreto Legge n. 145 del 18 dicembre 2023, sono stati introdotti nuovi obblighi normativi per gli affitti brevi. Tra le principali novità ci sono l’aliquota del 26% per chi gestisce più di un immobile, l’applicazione di norme di sicurezza più severe, e l’obbligo di ottenere il Codice CIN, che comporta anche sanzioni in caso di mancato rispetto delle regole.
A chi è destinato questo articolo? Ai proprietari, gestori e property manager di affitti brevi che vogliono conoscere i tempi e le implicazioni dell’obbligo del CIN. La guida chiarirà l’utilità del codice, come ottenerlo e quali sono i nuovi obblighi legali e le sanzioni legate alla sua mancata applicazione.
Cos’è il codice CIN?
Il Codice Identificativo Nazionale (CIN) è un codice unico attribuito a tutti gli immobili utilizzati per fini turistici, comprese locazioni brevi, hotel e diverse tipologie di strutture ricettive extra-alberghiere come bed & breakfast, ostelli, agriturismi e affittacamere in Italia. Questo codice viene rilasciato dal Ministero del Turismo su richiesta del proprietario dell’immobile o del gestore, che può richiederlo con una delega.
La principale novità riguarda l’inserimento dei dati di queste strutture in una Banca Dati Nazionale. L’obiettivo è migliorare la tracciabilità e il controllo, favorendo una gestione più trasparente ed efficiente del settore turistico e degli affitti brevi.
Composizione del codice CIN
Il Codice Identificativo Nazionale (CIN) è un codice alfanumerico composto da diverse sezioni, ciascuna con un significato specifico, che contribuiscono a identificarlo in modo univoco. Ecco la struttura del codice:
- Codice di Ricodifica del Ministero: Indica una ricodifica definita dal Ministero del Turismo.
- Codice ISTAT della Provincia: Identifica la provincia di appartenenza dell’immobile secondo il sistema di codici ISTAT.
- Codice ISTAT del Comune: Specifica il comune in cui si trova l’immobile, utilizzando il codice ISTAT corrispondente.
- Codice di Classificazione ISTAT: Determina la classificazione della struttura in base ai criteri ISTAT.
- Sequenza Alfanumerica Casuale: Una combinazione di lettere e numeri generata casualmente per assicurare l’unicità del codice.
Un esempio di come potrebbe apparire un codice CIN è: IT 039 007 B1 ooooo, dove ogni parte contribuisce a fornire informazioni uniche e precise sull’immobile destinato all’uso turistico.
Obbligatorietà del codice CIN
Il Codice CIN diventerà obbligatorio a partire dal 3 settembre 2024. Da quella data, tutte le strutture ricettive, sia alberghiere che extra-alberghiere, avranno un periodo di 60 giorni per adeguarsi alla nuova normativa.
Secondo il Ministero del Turismo, l’obbligo decorre dal giorno della pubblicazione dell’avviso ufficiale sulla Gazzetta Ufficiale, che ha confermato l’attivazione della Banca Dati Strutture Ricettive (BDSR) e del portale telematico per l’assegnazione del CIN. Tale avviso è stato pubblicato il 3 settembre 2024, data a partire dalla quale i proprietari e i gestori delle strutture dovranno ottenere e applicare il codice.
Quando entrerà in vigore il codice CIN?
Il Codice Identificativo Nazionale (CIN) per gli affitti brevi è entrato in vigore il 3 settembre 2024, come annunciato dal Ministero del Turismo nella Gazzetta Ufficiale.
Ecco un riepilogo di come si sono svolti gli eventi
Nel mese di aprile 2024, il Ministero del Turismo e le Regioni hanno concordato le modalità di rilascio del Codice CIN e l’interoperabilità tra le istituzioni. A partire dal 3 giugno 2024, è stata avviata una fase sperimentale nella regione Puglia, dove tutte le strutture, comprese quelle con il vecchio Codice CIS (Codice Identificativo Struttura), hanno dovuto richiedere il nuovo codice CIN.
La sperimentazione si è poi estesa alle Regioni Autonome e, successivamente, a tutte le altre. Il Ministero ha indicato che il codice CIN sarebbe diventato obbligatorio in tutte le regioni entro settembre 2024, una volta completata la fase di test della Banca Dati Strutture Ricettive (BDSR).
Pertanto, a partire da settembre 2024, tutti i proprietari di immobili destinati agli affitti brevi sono obbligati a registrarsi nella banca dati nazionale e a ottenere il Codice CIN. Questo codice deve essere esposto visibilmente all’esterno dell’immobile e riportato in tutti gli annunci pubblicati online e sui siti di prenotazione.
Questo aggiornamento normativo include anche nuove regole di sicurezza per gli affitti brevi, previste per il 2024.
Chi è tenuto ad avere il codice CIN?
Il Codice Identificativo Nazionale (CIN) è obbligatorio per le seguenti tipologie di immobili e strutture:
- Unità abitative utilizzate per affitti a scopo turistico;
- Immobili destinati a locazioni brevi;
- Strutture ricettive turistiche, comprese sia quelle alberghiere che quelle extra-alberghiere.
Come ottenere il Codice Identificativo Nazionale (CIN)? Requisiti e procedura
Per ottenere il Codice Identificativo Nazionale (CIN), è necessario seguire un processo online tramite il portale ufficiale del Ministero del Turismo. Ecco i passaggi e i requisiti richiesti:
- Richiesta online: Il proprietario della struttura deve compilare una richiesta sul sito indicato dal Ministero. La procedura è completamente automatizzata e avviene esclusivamente online. È richiesto l’uso di credenziali digitali SPID o Carta d’Identità Elettronica (CIE) per accedere al sistema.
- Documentazione necessaria: È obbligatorio fornire i dati catastali dell’immobile e allegare una dichiarazione o autocertificazione che confermi il rispetto dei requisiti di sicurezza.
- Codice ATECO per le attività imprenditoriali: Le strutture gestite in forma imprenditoriale devono indicare il proprio Codice ATECO.
- Attività non imprenditoriali: Se non operi in forma imprenditoriale e non hai una Partita IVA, seleziona “assente” quando ti viene richiesto il Codice ATECO.
- Nuove strutture: Se la tua struttura è nuova, dovrai prima completare la procedura di registrazione a livello regionale prima di richiedere il Codice CIN.
In breve, il titolare di proprietà o strutture ricettive, sia alberghiere che extralberghiere, deve presentare una richiesta specifica al Ministero del Turismo tramite il sito BDSR.
I documenti richiesti variano a seconda che l’attività sia privata o imprenditoriale. In ogni caso, è necessario includere anche la documentazione che attesti la conformità ai requisiti di sicurezza aggiornati.
Il gestore può richiedere il codice CIN?
Sì, è possibile. Se sei un gestore o property manager, puoi richiedere il Codice Identificativo Nazionale (CIN) anche senza essere il proprietario dell’immobile. Tuttavia, dovrai ottenere una delega ufficiale dal titolare, che ti autorizzi a richiedere il CIN e ad assicurarti che la struttura rispetti le normative di sicurezza, come la presenza di estintori e rilevatori di monossido di carbonio e gas.
Una volta in possesso della delega, potrai seguire la procedura prevista sul portale del Ministero del Turismo per completare la richiesta.
A chi comunicare il codice CIN e quali sono gli obblighi per i locatori?
Il codice CIN non deve essere comunicato, ma esposto. I locatori sono obbligati a livello nazionale a esporre il Codice Identificativo Nazionale (CIN) sia all’esterno della struttura che sui portali online. Le direttive sono le seguenti:
- All’esterno della struttura: Il codice CIN deve essere esposto all’esterno dell’edificio, vicino al nome della proprietà a cui si riferisce. Questo garantisce una chiara identificazione e visibilità della struttura.
- Negli annunci online: Il codice CIN deve essere inserito in tutti gli annunci pubblicati su piattaforme OTA (come Airbnb, Booking.com, Expedia) e su qualsiasi altro sito web dove la struttura viene promossa, inclusi i siti di prenotazione diretta. Ciò assicura trasparenza e conformità alla legge, permettendo una chiara identificazione durante la fase di ricerca e prenotazione online.
Requisiti di sicurezza per gli affitti brevi 2024: nuovi obblighi legali
Tra le novità normative per gli affitti brevi, sia gestiti in forma imprenditoriale che non, sono stati introdotti nuovi requisiti di sicurezza. In particolare, chi gestisce affitti brevi e turistici, indipendentemente dalla forma giuridica, dovrà rispettare i seguenti obblighi:
- Dispositivi di rilevazione di gas e monossido di carbonio: È obbligatorio garantire il corretto funzionamento di questi dispositivi per prevenire rischi legati a fughe di gas e monossido.
- Estintori accessibili e visibili: Devono essere installati estintori in aree strategiche dell’immobile, soprattutto nelle zone più a rischio, con almeno un estintore per piano e uno ogni 200 mq di superficie.
L’articolo 13-ter della legge 191 del 2023 stabilisce che questi requisiti non si applicano solo alle attività imprenditoriali, ma anche alle unità immobiliari affittate in forma privata. Pertanto, anche i proprietari privati che affittano per brevi periodi devono dotare i loro immobili dei dispositivi di sicurezza previsti, fatta eccezione per la certificazione degli impianti.