Il planetario di Rimini: storia del muratore-astronomo che se lo costruì da solo

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Laddove oggi, dal 1980, sorge il Night Crazy Love sorgeva, un tempo, un’altra perla della città riminese: il planetario di Primo Forcellini.

Primo Forcellini nel 1963 va in visita a Milano e ne scopre il planetario, restandone affascinato. Egli non è solo un muratore sammarinese, ma è anche un appassionato di astronomia e meccanica che, folgorato dall’edificio milanese, prende una decisione bizzarra ed estrema: costruirne uno nella propria città!

In prima battuta tenta di coinvolgere la propria terra, San Marino. Ottenendo solamente un diniego che, tuttavia, non lo scoraggia. Anzi: Forcellini si trasferisce a Rimini individuando, al numero 8 di viale Rimembranze, l’ubicazione perfetta per la sua creatura.

Lo storico planetario (documentazione fotografica realizzata da Davide Minghini e conservata nell’archivio della Biblioteca Gambalunga, Rimini)

Cos’è un Planetario?

Il cielo in una stanza!

Il planetario è un edificio sulla cui cupola, all’interno, vengono proiettate le immagini di stelle e corpi celesti, di cui sono riprodotti i movimenti, da uno strumento ottico. Un’evoluzione degli antichi globi celesti e delle sfere armillari, ovverosia rispettivamente la rappresentazione delle stelle e dei pianeti riportata su un globo, come fosse un mappamondo, o la rappresentazione del moto dei pianeti e la posizione delle stelle attraverso un meccanismo ruotante ad anelli dove al centro è posta la Terra (nel sistema geocentrico) o il Sole (nel sistema eliocentrico).

Altra cosa, ne conveniamo, da un osservatorio astronomico. Ovverosia una struttura atta all’osservazione (come da nome: osservatorio…) dello spazio cosmico tramite strumentazione apposita (astronomica).

Quello di Forcellini nasceva nel ’63, ma il primo planetario moderno era nato circa un cinquantennio prima in Germania. Era opera della Zeiss e aveva visto la luce nel 1919 ma, a mo’ di risarcimento per i danni della Grande Guerra, una sua evoluzione viene donata all’Italia. Così, nel 1928, sotto la cupola dell’Aula Ottagona delle Terme di Diocleziano, a Roma, viene installato il primo realizzato fuori dai territori teutonici.

Il Planetario tedesco

Nel 1930, a Milano, viene inaugurato il primo vero e proprio planetario costruito in Italia: con una cupola di quasi 20 metri di diametro e una capienza di circa 350 persone.

Questo conferma quanto inusuale fosse, per quei tempi, imbattersi in strutture del genere. Difatti tra i servizi fotografici realizzati da Davide Minghini (e conservati presso la Biblioteca Gambalunga di Rimini), ce n’è uno intitolato: Planetario, macchina strana, 6 luglio 1963. Quella stessa macchina che, qualche anno prima, aveva fotografato ancora in costruzione, appuntando sulla busta del negativo un enigmatico “casa con cappella”.

L’inaugurazione: correva l’anno 1963, domenica 23 giugno…

Rimini, 33 anni dopo. Domenica 23 giugno 1963. Primo Forcelli ha meticolosamente predisposto l’occorrente per l’inaugurazione del “suo” planetario.

L’interno dell’edificio “puzza” di vernice; a contraltare, le bandierine che ornano la balaustra del balconcino e il nastro tricolore che sbarra l’ingresso.

Forcellini l’ha pensata in grande, con tanto di taglio da parte delle autorità e di ricevimento. Non faraonico, certo, ma tre bottiglie di Vermut e chili di biscotti: uno spuntino ideale per l’orario (le 10 del mattino). Secondo lui, cosa di meglio di una visita al planetario e poi un bel bagno al mare?

Eppure, il suo invito è andato deserto. Solo un distinto signore biondo che giunge circa mezz’ora dopo… al quale, però, non fa seguito nessuno. Uno su circa sessanta: desolante.

Forcellini, infatti, riversa il suo stato d’animo proprio su quell’unico astante il quale, curioso, lo conforta e lo ascolta, scoprendo tutti i segreti e le caratteristiche del planetario. Il funzionamento del meccanismo dei solstizi e degli equinozi, del perielio e dell’afelio, del giorno e della notte ma anche le velleità e i progetti futuri.

Come fosse una barzelletta, l’epilogo dell’inaugurazione è quasi ridicolo e molto amaro. Quel signore è l’agente incaricato di stabilire le tasse erariali sui biglietti d’ingresso. Pertanto, sebbene interessato e incuriosito, è mosso dal lavoro e Forcellini conclude la giornata con zero visitatori all’attivo e l’esborso di una tassa di 50.000 lire.

Chi è Primo Forcellini

Primo Forcellini nasce a Coriano, in provincia di Rimini, l’8 aprile 1897. Appartiene a una famiglia umile, di estrazione contadina, di San Marino e, già da piccolo, contribuisce al lavoro nei campi abbandonando la scuola dopo la prima classe.

A tredici anni migra e si reca a Roma, lavorando come garzone in una carrozzeria e poi come manovale in un cantiere edile. I suoi trasferimenti, tuttavia, proseguono. Approda in Svizzera, ove fa il muratore e poi rientra in Italia, a Milano, sistemandosi in Breda.

La malattia, purtroppo, lo costringe a rientrare a casa ove riprende il mestiere di muratore. Cionondimeno denota un certo guizzo nel campo della meccanica.

Nel 1938, a quarantun anni, visita la fiera campionaria a Milano. Un suo amico, in quei giorni, decanta la meraviglia di un edificio a cupola, in cui vengono proiettate le posizioni degli astri e dei pianeti nel cielo. Il giorno stesso, investendo tre lire per il biglietto di ingresso, Forcellini scopre il Planetario, restandone ammaliato.

Il rientro a San Marino non lo distoglie dal pensiero, anzi! Egli continua a pensare al palazzo milanese… ma coma può fare un “umile” muratore senza conoscenze né soldi?

Con la forza d’animo! Un po’ come uno studente-lavoratore dei giorni nostri, di giorno “sgobba” letteralmente e la notte studia: astronomia e meccanica celeste.

Comincia a costruire diversi congegni e marchingegni che,  però, necessitano di spazio. Ecco l’idea di un planetario! Il 1952 testimonia il rifiuto della Repubblica a erigerlo vicino alla Rocca. Ma Forcellini ha un “perché troppo grande”, quindi si trasferisce a Rimini con la moglie.

Nel 1960 dà l’incarico del progetto del planetario all’ingegnere Antonio Collinucci e tre anni dopo, eccolo! 350 metri quadrati di edificio: 254 per la sala e per 150 persone alla volta. La cupola è alta 12 metri, per un diametro di 18 e un bell’azzurro che fa da sfondo alternativamente alle stelle dei due emisferi, dalla prima alla terza grandezza.

“Il mio planetario

– spiega Forcellini, intervistato da Nevio Matteini nel gennaio del 1964 per la Domenica del Corriere –

ha scopi puramente dimostrativi. È diverso tuttavia da quelli di Milano e di Roma, gli unici esistenti in Italia. Questi mostrano il firmamento visto dalla superficie terrestre; il mio è congegnato in modo tale che i movimenti degli astri siano visti da un punto posto fuori della terra, come, per esempio, da una nave spaziale. Ciò perché anche i profani di astronomia possano conoscere la perfetta armonia dell’universo e la bellezza della natura”.

L’attenzione dei media

Sebbene l’inaugurazione sia stata disertata, i media si incuriosiscono. La Settimana INCOM, popolare cinegiornale dell’epoca, gli dedica un servizio il 14 febbraio del 1964.

Anche Matteini, ripubblicando dalle colonne del Corriere Mercantile, un mese dopo parlerà di Forcellini. Raccontandone l’impresa e i dati che, in termini di bilancio, sono poco soddisfacenti.

… e il magro bilancio

Nei primi otto mesi, i visitatori sono stati pochi. Turisti, per lo più, generalmente tedeschi e inglesi. Pochi biglietti dai quali, scalando i costi vivi, le spese, le imposte… Forcellini avrà ricavato al più una lira e mezzo a testa. Un flop economico!

Eppure, lui, non è avvilito tanto mento rimpiange lo sforzo – milionario – anzi. Abituato alla modestia, non patisce la mancanza di fondi quanto, in realtà, l’indifferenza delle persone. Nessuno, italiano o sammarinese, ricco o povero, colto o meno… pare essersi avvicinato a quell’opera di ingegneria (o d’arte?) che avrebbe tanto insegnato ai più!

Sempre dalla penna del Matteini si apprende che Forcellini è inarrestabile: un’altra idea originale è in cantiere. Un “orologio-faro” che segnerà ore e minuti per mezzo di luci colorate. Verrà ubicato due o tre metri sopra la cupola del planetario, rendendosi visibile anche da lontano. Chiunque si trovasse sulla Via Flaminia, potrà regolare l’orologio sulle radiazioni luminose!

Purtroppo, l’opera “muore” con il suo costruttore, che si spegne il 30 dicembre del 1973.

Dal 1980 sotto la cupola del planetario splenderanno, invece, ben altre stelle: quelle del Night Crazy Love.

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