La Sacra di San Michele, conosciuta anche come abbazia di San Michele della Chiusa, è un complesso architettonico situato sulla vetta del monte Pirchiriano, all’ingresso della val di Susa, nella città metropolitana di Torino, in Piemonte.
La struttura si erge a 960 metri di altitudine s.l.m su un imponente basamento di 26 metri.
Dominando la cima del monte Pirchiriano e affacciandosi sul confine tra le Alpi Cozie e la Pianura Padana, la Sacra di San Michele è un monumento emblematico della regione e una delle più rilevanti architetture religiose dell’area alpina. Appartenente alla diocesi di Susa, la Sacra di San Michele è stata la prima tappa in territorio italiano della via Francigena.
Il periodo di massimo splendore storico della Sacra di San Michele va dal XII al XV secolo, quando divenne uno dei principali centri della spiritualità benedettina in Italia. Nel XIX secolo, la struttura fu sede della congregazione dei padri rosminiani. Nel 2015, il sito è stato insignito del primo premio nel concorso fotografico mondiale Wiki Loves Monuments. Nel 2016, il museo del complesso monumentale abbaziale ha registrato oltre 100.000 visite.
Nella notte del 24 gennaio 2018, il Monastero Vecchio della Sacra ha subito gravi danni a causa di un incendio che ha coinvolto il tetto. Fortunatamente, la parte architettonicamente più significativa ha resistito, ma richiederà importanti interventi di restauro.
Il complesso monastico ha servito da ispirazione per il romanzo storico di Umberto Eco, “Il nome della rosa”.
Storia della Sacra di San Michele: un viaggio nel tempo
Le origini (983-1050 d.C.)
Nel cuore della Val di Susa, tra imponenti rovine e leggende millenarie, si snoda la storia della Sacra di San Michele. Il suo legame con il passato affonda le radici nell’epoca romana, quando un presidio militare vigilava la via Cozia verso le Gallie. Una lapide commemora la famiglia di Surio Clemente, un ricordo silenzioso di quei tempi lontani.
I Longobardi successivamente presero il controllo del castrum romano, difendendolo dalle incursioni dei Franchi. Il culto di San Michele Arcangelo, ereditato dagli imperatori, si diffuse, e si ipotizza la presenza di una chiesetta dedicata all’Arcangelo nel VI secolo.
Il Romanico
Il XII secolo vide la costruzione di nuovi edifici religiosi, e tra il 983 e il 987, la Sacra iniziò a prendere forma. Le prime fasi costruttive sono avvolte nel mistero, ma le leggende narrano di visioni divine e notti illuminate da un fuoco sacro. L’arcivescovo Giovanni Vincenzo ebbe un ruolo fondamentale, contribuendo alla costruzione della cripta e diffondendo il culto di San Michele.
Il nobile francese Hugon di Montboissier, nel X secolo, contribuì finanziariamente al progetto, aggiungendo un cenobio e aprendo le porte ai pellegrini.
L’ampliamento settentrionale (1099-1390)
Nel XII secolo, sotto la guida dell’abate Ermengardo, la parte settentrionale del complesso fu eretta. Una struttura imponente, comprendente celle, biblioteca, cucine e refettorio, testimonia la prosperità del monastero. Tuttavia, le vicissitudini del XVII secolo e l’Assedio di Torino del 1706 portarono a un graduale declino di questa sezione.
Il Gotico
Il XIII secolo vide l’arrivo dello stile gotico francese, con l’aggiunta di elementi decorativi di scuola piacentina. Gli interventi architettonici si susseguirono fino alla solenne consacrazione nel 1255.
Il Declino (1381-1836)
Il XV secolo portò sconvolgimenti politici che colpirono duramente la Sacra. Nel 1381, Amedeo VI di Savoia chiese la soppressione dell’autorità dell’abate, segnando l’inizio di un periodo di declino. Nel 1622, la sacra fu quasi completamente soppressa, gestita solo marginalmente dai Priori. Nel 1803, sotto Pio VII, il Collegio dei Canonici fu sciolto, ma poi ristabilito nel 1817.
L’insediamento Rosminiani (1836)
Nel 1836, Carlo Alberto di Savoia cercò di ridare vita alla Sacra affidandola ai padri Rosminiani. Con il breve di Papa Gregorio XVI, i Rosminiani presero il controllo della gestione e ricevettero anche il compito di custodire le salme dei reali di Savoia.
Abbazia nullius
Per secoli, la Sacra godette del privilegio di abbazia nullius, esente dalla giurisdizione vescovile, ma questo fu revocato nel 1803. Nel 1817, fu reintegrata nella diocesi di Susa.
Epoca recente
Nel corso degli anni, la Sacra subì restauri e interventi neoromanici. Nel 1980, Umberto Eco si ispirò all’abbazia per “Il nome della rosa”.
Nel 2016, iniziò un progetto di ristrutturazione e nel 2017 fu proposta la candidatura a patrimonio dell’umanità dell’UNESCO. Nel 2018, un incendio danneggiò una parte del monastero, ma la Sacra continua a essere un luogo di preghiera e riflessione, testimone di secoli di storia e cultura.