Le Grotte di Onferno si trovano a Gemmano, in provincia di Rimini, nel cuore della Valconca.
La riserva naturale e relative grotte sono un piccolo paradiso lontano dal caos e dalla movida della costa, ove ammirare il miracolo della vita di tanti piccoli pipistrelli e scoprire tutto ciò che il parco offre.
Trattasi di un complesso carsico di grande valore la cui scoperta è attribuibile allo speleologo bolognese Quarina, nel 1916.
Quarina è stato il primo a visitare quel comprensorio di grotte che si rivelerà lungo almeno 850 metri nella pancia della Val Conca. Una serpentina piena di anfratti e stanzette, scavata nel gesso da un fiumiciattolo sotterraneo.
La sua natura è molto giovane, se si confronta con altre ragionando in ere geologiche e non in anni; la composizione in gesso, poi, la rende una zona in divenire potendo, nel tempo, rovinarsi o addirittura scomparire. Si sottolinea che, nella penisola, solo il 20% dei siti speleologici è composto di gesso.
La storia
La storia del sito affonda le sue radici ben lontano: pare che la popolazione locale ne avesse sfruttata la posizione strategica già durante le invasioni barbariche, per sfuggire alla calata nemica.
Un’altra testimonianza dell’esistenza di Onferno sono le Bolle Papali, datate 1139 e 1144, inerenti la costruzione della pieve di Santa Colomba, una delle prime Chiese del riminese e purtroppo distrutta nel 1944. Ad oggi, di questa antico edificio fortunatamente restaurato, restano visibili solo la torre e la canonica, risalenti al XIX secolo.
Nei secoli le vicende di Onferno non mancano di vivacità: dapprima l’annessione al regno dei Malatesta, poi espugnato e distrutto nel 1496 da Federico da Montefeltro, Duca di Urbino.
Il nome
Il nome originario di questo paesello era “Castrum Inferni”, come evidenziato dalle prime notizie in merito risalenti al 1231.
L’evoluzione da Inferni e Inferno a Onferno è durata secoli: è il Vescovo riminese Gualfardo, nel 1810, a decretare tale rinomina: come se, mitigando il termine “inferno”, fosse metaforicamente possibile scacciare Satana dalla Diocesi.
La spiegazione a questo nome sinistro è semplice. D’inverno, con maggior intensità al crepuscolo, le rocce emanano delle fumate di vapore inquietanti le quali, in passato, hanno lasciato presupporre che da lì si discendesse direttamente negli inferi.
La scienza ha poi spiegato che, le stesse fumate, altro non sono che uno shock termico tra la temperatura interna (circa 10/12° costanti) e quella esterna (che in quei mesi è decisamente inferiore) delle grotte.
La Riserva naturale
Nel 1991 nasce la Riserva Naturale Orientata di Onferno, la cui istituzione è stata prevista sia per preservare il contesto in cui le grotte si inseriscono, sia per permetterne la possibilità di fruire di tanta bellezza naturale sotto l’occhio vigile di un ente dedicato. La sede è proprio Santa Colomba. Il borghetto ha ripreso forma e la piazza è stata recuperata, conservando gli affioramenti di gesso. Da questa, però, è forse la vista che fa da padrona: è possibile osservare la vallata del Conca con Sassofeltro e San Marino, non molto distante anche per una seconda gita in loco.
L’area attorno alle grotte è alquanto estesa ed è possibile visitarla a piedi o anche in bici. La flora è un altro punto forte della riserva: grazie alla temperatura costante delle grotte – sui 10/12°) crescono e prosperano piante tipiche dei paesaggi di alta quota.
Il museo
Anche un museo, grande attrazione specialmente per i più piccoli. L’organizzazione non manca di creare attività le più varie e anche numerosi laboratori per i bimbi – e non solo -.
Tecnologia all’avanguardia, ma sempre discretamente inserita in un palcoscenico molto poco tecnologico.
Visitare le grotte
Fortunatamente è possibile visitare le grotte: basta informarsi e aderire a una delle visite guidate, accompagnati da dei veri esperti in materia: competenti e appassionati!
A differenza di molte grotte, qui non si vedono stalattiti e stalagmiti: le infiltrazioni di acqua son troppo veloci per depositare il calcare. Viceversa, è possibile osservare dei meravigliosi cristalli di gesso, delle pareti levigate.
L’accesso è nascosto dal bosco: è necessario, infatti, passeggiare lungo un sentiero esterno scendendo di livello prima di poter entrare letteralmente nelle grotte e lasciarsi trasportare dal canale principale, sempre opera attribuibile all’erosione dell’acqua.
Non mancano tuttavia anfratti, cunicoli, stanzette.
Una delle sale più belle è sicuramente la Quarina, o dei Mammelloni: il nome deriva dalle grosse pretuberanze coniche – sempre in gesso – sporgenti dal soffitto. Nonostante siano tra le più grandi del continente, questa sala non è purtroppo accessibile.
Le escursioni non sono solo diurne, ma anzi: non mancano quelle notturne quando i pipistrelli si svegliano e sono nel pieno delle loro attività.
I pipistrelli
Ebbene sì! Chi visita le grotte non sarà solo, perché i veri “padroni” del luogo sono gli oltre seimila pipistrelli che vi albergano sereni.
Non è raro sentirli volare o vederli: sei specie differenti che svolazzano liberamente, ma di cui non avere paura. Non sono aggressivi e poi, il loro radar, garantisce di passarci accanto senza sbatterci addosso!
I pipistrelli sono animali notturni e soprattutto utili: tra i loro cibi preferiti le zanzare, il che rende un enorme favore a chi abita nei dintorni…
Strano a dirsi, ma questi piccoli animaletti hanno anche una vera e propria sala parto: se si tende l’orecchio è possibile udire il pianto dei neonati.
Per il calendario delle visite consultare la pagina www.onferno.it
Ph. Piero Gualandi